Nasce il sito della nuova occupazione nella facoltà di Via Laura…
Come student* universitar* abbiamo deciso di occupare uno spazio all’interno della nuovissima facoltà di via Laura.
L’occupazione nasce dalla necessità di creare un luogo in cui gli studenti possano sperimentare delle pratiche di condivisione ed auto-gestione, in delle facoltà sempre più costruite per creare l’isolamento di massa.
La stessa facoltà di via Laura è in questo senso emblematica: telecamere ad ogni angolo e nemmeno una panchina nei vari cortili (concepiti ormai non come punto di incontro e contatto tra gli studenti che vivono una facoltà, ma come “punti di raccolta” in caso di emergenze).
Alle “sedi” di partito/gruppo interne alla facoltà, preferiamo uno spazio aperto ed autogestito.
Alle “basi” che servono ai politicanti della facoltà per organizzare le proprie campagne elettorali e coltivare i propri interessi di gruppo e partito, preferiamo un laboratorio permanente di lotta auto-organizzata dal basso.
Alla rassegnazione di chi subisce restando fermo, preferiamo la rabbia e il coraggio di lottare per cambiare le cose. All’ingenuità di chi vive nella speranza che qualche istituzione, qualche partito o qualche politico migliori le cose, preferiamo la lucida consapevolezza che possiamo affidarci solo alla nostra lotta e alla nostra determinazione. e’ con queste che ci siamo riappropriati di un nostro spazio e con queste lo difenderemo.
Lunedì 2 Novembre:
– h. 14.30 Assemblea di (auto)gestione: dopo esserci
presi la bicicletta… iniziamo a pedalare!
porta le tue idee e la tua voglia di partecipare
Martedì 3 Novembre:
– h. 8.30: Colazione autogestita
– h. 17.00 (puntuali): Proiezione del video sulla Rivolta in Grecia del Dicembre
2008 in seguito all’assassinio di Alexis + banchetto informativo
Mercoledì 4 Novembre:
– dalle h. 9.00: Giornata di Autocostru-
zione. Creiamo insieme lo spazio
occupato: Porta ciò che vorresti
trovare. Lascia a casa i vestiti buoni
se vuoi dare qualche spennellata ai muri
N.B Lo Spazio Liberato si trova nella facoltà di scienze della formazione, appena entri sul cortile a destra
da "bello come una prigione che brucia" – trasmissione anticarceraria abolizionista su radioblackout
In questi giorni l’uccisione di Stefano Cucchi sta ricordando la potenzialità omicida del sistema repressivo e carcerario.
I
politici si indignano e invitano la magistratura a procedere nelle
indagini senza remore, la notizia trova spazio sui media nazionali: un
episodio su mille che viene amplificato e stigmatizzato per mostrare
l’umanità delle istituzioni, l’imparzialità della giustizia e,
soprattutto, l’eccezionalità del fattaccio. La settimana Precedente,
presso la caserma di Montecatini Terme, Sorin Calin, un ragazzo rumeno
di 24 anni veniva massacrato di botte dai carabinieri. La versione
ufficiale, pubblicata in un trafiletto insignificante della cronaca
locale di Repubblica ci racconta di come il ragazzo contiuasse "ad
opporre resistenza con urla e atti di autolesionismo, colpendo più
volte il pavimento e le pareti con la testa e altre parti del corpo".
Parole il cui significato è evidente quanto l’omicidio che tentano di
celare. Dalla lettura delle cronache sulla morte di Sorin si palesa il
ruolo corresponsabile di un’altra divisa, di un’altra autorità, quella
medica: alleata partecipe o semplicemente omertosa, di torturatori,
mazzulatori, gestori di gabbie, dalla Croce Rossa nei CIE delle nostre
città all’anestesista nelle camere della morte statunitensi.
Nessuno
ha reclamato la livida salma, nessuna sorella ha rilasciato interviste,
nessuna famiglia ha schierato avvocati o pagato controperizie.
Molti
si indignano, o fingono di farlo, per la morte di Stefano Cucchi, ma
quasi nessuno sentirà parlare di Sorin Calin e degli altri uccisi dallo
stato, soprattutto finchè le loro morti resteranno relegate nei
trafiletti di cronaca locale o nei comparti stagni della
controinformazione.
http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf
ascolta anche la diretta di Radiocane sui fatti di Pistoia
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da anarchicipistoiesi.noblogs.org
Dopo i fatti di Domenica 11 oggi a Pistoia è stata una bella giornata,
una bella giornata di manifestazione; per le vie della città un
migliaio di solidali hanno sfilato per pretendere la liberazione dei
compagni in carcere e la cancellazione delle denunce a carico di altri
8.
Il corteo, partito poco prima delle 17 dalla
stazione di Pistoia ha sfilato scandendo slogan a favore dei compagni
sequestrati dallo stato e contro la repressione. Al microfono si sono
alternati molti compagni che hanno ribadito l’importanza di essere a
Pistoia, per dire no alla montatura giudiziaria imbastita a carico dei
compagni e per denunciare sia la collusione dei partiti "democratici"
(uno dei fascisti che si trovavano all’interno della sede neofascista
devastata è consigliere comunale del PDL), sia il crescente clima
repressivo che sta attraversando la Toscana e l’Italia. Stridente
l’assenza non tanto dei partiti della sinistra che si autodefinisce
"radicale"…che rifognazione, comunisti italiani, ecc…navighino nel
loro brodo, ma quanto delle "realtà" di movimento pistoiesi, che oltre
a prendere le distanze dal fatto in sé, e dare una fredda e sfumata
solidarietà ai compagni sequestrati dallo stato, non hanno saputo far
altro che affacciarsi da qualche vicolo a "spiare" il corteo, cosa che
da un angoleto di via della Madonna ha voluto fare anche il sindaco,
che ha avuto una "degna" accoglienza…abbiamo tra l’altro saputo che
un rappresentante dello spazio liberato ex Breda est si sarebbe recato
in questura per prendere in maniera ancor più minuziosa la distanza dal
corteo…bravo "compagno"…Il coteo ha sfilato senza problemi fino a
Piazza San Francesco, dove un fascistello ha pensato bene di bruciare
un volantino che gli era stato dato. Solo la protezione dei servi in
divisa (sempre A.C.A.B) ha fatto sì che qualche compagno non si
portasse in souvenir da Pistoia lo scalpo di un fascistello. Bella
scena all’uscita dalla piazza, dove alcuni solidali, dalle finestre di
casa, hanno salutato il corteo a pugno chiuso.
Qualche giorno fa, a Torino, dentro ad un Palazzo di Giustizia blindatissimo, si è tenuta l’udienza (conclusasi con un rinvio del giudizio) per la Sorveglianza Speciale dei due redattori di //Macerie//. Sotto accusa è la loro attività di informazione sui Cpt/Cie, democratici lager per immigrati, e la loro solidale complicità con tutti i prigionieri che, sempre più spesso, decidono di ribellarsi e di lottare per la libertà.
Riportiamo qui le dichiarazioni in tribunale dei due comapagni, a cui va la nostra solidarietà e un grande abbraccio.
Martedì
13 ottobre 500 studenti si sono radunati in piazza Santissima
Annunziata ed hanno dato vita ad un corteo notturno spontaneo e non
autorizzato per le vie del centro. Raggiunta la sede del Pdl nei pressi
di piazza della Repubblica viene vergata la scritta “merde” sulla
facciata dell’edificio.
Dai megafoni gli studenti hanno ricordato, sotto al consolato greco, il
compagno Alexis, assassinato dagli sbirri in Grecia lo scorso dicembre,
ed espresso solidarietà agli immigrati (cosiddetti “venditori abusivi”)
incrociati per caso. Decine di fumogeni, cori e tanta rabbia.
Dopo la fine del corteo in piazza della Signoria, la digos ferma diversi studenti nelle vicinanze.
Quando due compagne vengono fermate fuori al liceo Galileo, gli
occupanti escono in massa dal portone ed impediscono il fermo. La digos
è costretta ad andarsene a digiuno di documenti.
Dopo questo significativo atto di solidarietà, la mattina dopo, due
studenti del liceo vengono convocati in questura: piovono minacce di
denunce nel caso in cui determinate persone “scomode” non fossero state
“isolate” nell’occupazione. La strategia del terrore non passa e
l’occupazione preferisce la solidarietà all’isolamento.
Intanto, in questura si svolge un vertice tra questore e presidi, che
da buoni infami forniscono nomi degli occupanti alla polizia.
All’istituto Peano il preside chiede più volte lo sgombero, ma gli
studenti resistono e più volte rientrano nel “prefabbricato” in
questione. Al liceo Castelnuovo due studenti vengono convocati in
presidenza, dove si trovano dinanzi a due agenti della digos.
Venerdì 16 Ottobre, un corteo di mille studenti blocca i viali di
circonvallazione della città per poi fare rientro in centro. La digos
viene più volte allontanata dal corteo. Di fronte a centinaia di
studenti che urlano “fuori la digos dal corteo” e “fuori la digos dalle
scuole”, la digos indietreggia.
Al passaggio da via della Colonna vengono ricordate le cariche agli
studenti dello scorso 11 maggio: uno spontaneo e sostenuto “vendetta”
si alza dal corteo. La rabbia prende il sopravvento sulla timidezza e
l’incertezza.
La manifestazione si scioglie in piazza San Marco. Di fronte al liceo
Galileo gli studenti continuano la giornata con un blocco del traffico.
La Digos prova a fermare uno studente. Ne nasce un parapiglia al
termine del quale lo studente viene “liberato”. Dopo qualche minuto,
però, un altro studente coinvolto viene fermato e portato in questura,
da dove uscirà solo dopo 2 ore senza nessun capo d’accusa.
In contemporanea due studenti del liceo Da Vinci vengono anch’essi
convocati in questura: la digos promette di denunciare sette studenti
identificati per il blocco della didattica che da lunedì va avanti nel
liceo.
Ciò che non possiamo non notare è un notevole innalzamento del livello
di repressione ed intimidazione contro un movimento che si presenta
sempre più ingestibile e pericoloso.
A far paura è la radicalizzazione delle rivendicazioni che gli studenti
stanno portando avanti, in una lotta che, finalmente libera da partiti
e sindacati, abbraccia, più o meno timidamente a seconda dei casi,
pratiche di lotta sempre più dure.
Può essere indicativo il fatto che dalle assemblee degli occupanti, in
molti casi, si delineino posizioni più radicali di quelle proposte dai
“leaderini” storici. Ad essere “bocciati” sono i loro “compromessi” con
sbirri e presidi. A decidere di continuare l’occupazione non sono più
loro, ma quelle centinaia di studenti che vi prendono parte dimostrando
una molto più sincera e viva rabbia e voglia di lottare.
Quelle persone che hanno proposto “servizi d’ordine” per isolare i
facinorosi durante i cortei, sono finite per essere molto più isolate
dei loro acerrimi nemici.
Non ci sono più gli studenti carini e belli che protestano. La stampa
parla di facinorosi, sbandati, vandali, violenti: studenti che hanno
dimenticato la legalità e la democrazia. Ma come loro stessi sono
costretti a constatare, non sono più così pochi.
Tra gli alti, i bassi e le situazioni paradossali (?) che si sono
manifestate in questo inizio di autunno caldo fiorentino, possiamo
affermare con certezza che qualcosa si è mosso, di tanto… e nel verso
buono.
Firenze, 16 ottobre 2009
E’ un anno che lo urliamo nelle piazze ma non abbiamo ancora mantenuto la promessa.
Già l’anno scorso abbiamo assistito ad una mobilitazione di massa, la famosa “Onda”, che pur riuscendo a portare migliaia di persone in piazza e ad occupare scuole ed università, si è rivelata incapace di modificare realmente le cose.
Forse è arrivato il momento di chiederci: PERCHE’?
A nostro parere ciò che è mancato è stato il coraggio di esprimersi tramite delle pratiche di lotta radicali e concrete. Abbiamo sprecato le nostre energie in una frenetica e controproducente ricerca dell’attenzione di giornali e tv…
Ma pensiamo davvero che quegli stessi giornali e tv, che sia di destra che di sinistra restano uniti nel voler mantenere lo stato attuale delle cose (essendo asserviti direttamente ai padroni), possano aiutare la nostra causa?
E, soprattutto, siamo davvero convinti di continuare nel nostro coro di lamenti inconcludenti sperando, fin troppo ingenuamente, che qualche politico di buona fede li raccolga e ci aiuti?
In realtà è sotto gli occhi di tutti che la “protesta civile” si è rivelata fallimentare, e che se veramente vogliamo cambiare le cose è giunta l’ora di lottare con determinazione e senza compromessi: è finito il momento di “farsi sentire”, è arrivato il momento di FARE.
FARE per noi vuol dire non limitarsi a dormire nelle scuole e nelle facoltà, ma occuparle sul serio bloccando la didattica e trasformarle da luoghi di asservimento e obbedienza in laboratori di AUTOGESTIONE E LOTTA, riaffermando così una pratica efficace che fino a qualche anno fa è sempre stata propria del movimento studentesco.
FARE per noi vuol dire non scendere in piazza per posare davanti a delle telecamere ma bloccare la città con tutti i suoi flussi di merci, umane o materiali, che permettono giorno per giorno di arricchire quei padroni che ci impongono questo stato di cose.
Lottare con le regole stabilite dalle stesse istituzioni che stiamo combattendo è da stupidi: se vogliamo vincere non possiamo escludere a priori nessuna pratica di lotta, abbattendo il dogma della legalità tanto caro a politicanti, partiti e sindacati.
Solo facendo così inizieremo ad essere realmente FASTIDIOSI, ed è a quel punto che la polizia del nostro caro stato democratico provarà a metterci i bastoni tra le ruote come già sta facendo: ma non abbiamo paura, le denunce non ci hanno fermati, le cariche non ci hanno distrutto.
Osservando il periodo storico che stiamo vivendo, in un cui trame razziste ed autoritarie si fanno avanti ad enorme velocità, ci rendiamo conto che non possiamo permetterci di aspettare o di affidarsi al salvatore di turno (che non esiste)…
La strada sarà lunga… noi abbiamo iniziato.
RIPRENDIAMOCI
LE FACOLTA’
sull’occupazione
del 7 ottobre a lettere
Intorno alle 19 di mercoledì, il
chiostro della facoltà di Lettere viene stato occupato da alcune
decine di studenti. La Digos, colta di sorpresa, arriva a facoltà
già ben chiusa e non potendo fare altro che restare a guardare gli
studenti barricati dentro decide di andarsene con la coda tra le
gambe.
Passa qualche ora e la voce inizia a
girare. Si aprono i cancelli e centinaia di studenti partecipano
all’occupazione, mentre la facoltà si riempie di striscioni,
manifesti e scritte murali. All’ingresso uno striscione recita “Verso
il Corteo del 9… Festa a Lettere Occupata”.
“Vandali!”, gridano i giornali e
quei politicanti (di destra e di sinistra) che la mattina dopo hanno
trovato sulle loro bacheche diversi segni di disprezzo nei loro
confronti.
DOMENICA 11 OTTOBRE
ore 17 al CASTELNUOVO OCCUPATO
ASSEMBLEA del MOVIMENTO
per discutere come muoversi nei prossimi giorni per rilanciare la lotta e sostenere le occupazioni
autorganizziamoci senza partiti nè sindacati!